Editoriale

Family Day: una manifestazione per negare i diritti altrui

Pubblicato

il

“Due milioni di persone a Roma, sono scese al Circo Massimo per il Family Day, organizzato in difesa della Famiglia tradizionale”. E’ questo, più o meno, il titolo che campeggia a caratteri cubitali su tutte le prime pagine dei nostri quotidiani nazionali. Insomma, numeri e ancora numeri. Mai nessuno che facesse emergere la “sostanza” di quanto accade in questo Paese. Che sia un modo per mascherarla? Tuttavia, una cosa è certa: il “Family Day”, così com’è stato concepito, si è dimostrato, nonostante l’apparenza, uno dei momenti più antidemocratici della storia della nostra democrazia. Spieghiamo il perché.

La manifestazione nasce in risposta a quanti la scorsa settimana sarebbero scesi in Piazza a sostegno del ddl Cirinnà. Il disegno di legge è stato concepito in due parti: la prima riguarda le coppie omosessuali e prevede sia l’adozione del figlio del partner (stepchild adoption) sia la reversibilità della pensione. La seconda, invece, è dedicata alle convivenze di fatto per etero e omosessuali. Senza entrare troppo nel dettaglio, si può dire che, con questa legge, sia le coppie composte da persone dello stesso sesso che non, potranno finalmente vedere riconosciuti i loro diritti ed essere qualificate come specifiche formazioni sociali, potento usufruire di un nuovo istituto giuridico di diritto pubblico denominato unione civile.

Le polemiche che hanno scatenato la Piazza del Family Day riguarderebbero principalmente due punti: l’equiparazione del matrimonio all’unione civile, cosa invece assolutamente non prevista nel ddl; e la stepchild adoption, ossia l’estensione della responsabilità genitoriale sul figlio del partener per le coppie dello stesso sesso. “La famiglia – dicono – è solo una, formata da un padre, una madre e figli”. Inoltre, la giornata del Family Day nasce in contrapposizione a quella del 23 Gennaio (definita anche “Svegliati Italia”), quando in tutte le Piazze italiane si sono svolte manifestazioni in favore delle unioni civili e quindi dell’approvazione del ddl Cirinnà.

All’apparenza, entrambe le manifestazioni potrebbero sembrare legittime e di egual natura. Eppure, se ci riflettiamo bene, non è così. Quanti si sono uniti al Family Day non hanno manifestato per la difesa dei propri diritti, bensì, per la negazione dei diritti altrui. Chi si schiera in difesa della “famiglia tradizionale” e del suo modello di coppia, in realtà, non fa altro che negare i diritti di Altri, perché darebbero origine a qualcosa di “differente”. Questo “differente”, proprio perché tale, è qualcosa che dovrebbe essere negato e a cui non andrebbe riconosciuta l’esistenza. Un differente che invece, un Paese civile, ha il dovere di includere e riconoscere, ovviamente  se esso non va a ledere gli altrui  diritti e non mi pare questo il caso.
Fa sorridere, inoltre, quanti parlano di “famiglia” come qualcosa di  “naturale”. La famiglia, il matrimonio, sono tutte istituzioni create dall’uomo e come tale non hanno nulla di naturale. Lo “stato di natura” è tutt’altra cosa e non ha nulla di umano e pacifico. Ma non è questa la sede per affrontare un discorso che sarebbe troppo lungo e complesso. E fanno sorridere ancor di più, quei politici e benpensanti schierati a favore di una famiglia tradizionale che, loro stessi o non sono riusciti a creare o a mantenere unita.

Ancora una volta l’Italia ha dimostrato di  non tollerare il cambiamento e soprattutto quanto può apportare un miglioramento in termini di civiltà e favorire il riconoscimento dei diritti di qualcun altro che altrimenti, per la società, risulterebbe morto.

Più letti

Exit mobile version