Abruzzo

Taralli di San Biagio, la tradizione abruzzese che protegge dalle infermità delle gola

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Biagio di Sebaste, noto come san Biagio (Sebastea, III secolo – Sebastea, 3 febbraio 316), è stato un vescovo e santo armeno, venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa. Vissuto in Armenia, era medico e venne nominato vescovo della sua città. A causa della sua fede venne imprigionato dai Romani, durante il processo rifiutò di rinnegare la fede cristiana; per punizione fu straziato con i pettini di ferro, che si usano per cardare la lana. Morì decapitato.

E’ il protettore di pastori, agricoltori, cardatori, fiatisti, materassai, laringoiatri; invocato contro le malattie della gola. Proprio durante il periodo di prigionia si ritrovò a compiere il miracolo per cui è ricordato ancora oggi: la guarigione di un ragazzo da una lisca di pesce conficcata nella trachea.

Proprio per questa ultima predisposizione, San Biagio è celebrato in moltissime regioni italiane con prodotti tipici del proprio territorio. In Abruzzo, non c’è famiglia tradizionale che si rispetti, che il 3 febbraio assaggi almeno un pezzo di famigerato ”tarallo di San Biagio”.

Un dolce semplice, genuino, ”povero”, in piena tradizione culinaria abruzzese, che da sempre sa coniugare il gusto del cibo povero a quello del gustoso e paradisiaco. I taralli di San Biagio possono essere creati nella versione dolce o salata, ciò che davvero conta è che siano benedetti durante la Messa in occasione della festività del Santo. Tradizione vuole che vengano consumati da tutti, bimbi e persone adulte, perché si ritiene proteggano da tutte le infermità legate alla gola.

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