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Lampedusa: hotspot sovraffollato. Situazione insostenibile

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Situazione critica al centro di prima accoglienza di Lampedusa. 950 i migranti presenti, un numero dieci volte maggiore rispetto alla capienza prevista dalla struttura. Una situazione che diventa insostenibile sia per gli operatori sia per gli ospiti. Un centro sovraffollato, dove viene segnalata scarsità di cibo e cattive condizioni igienico-sanitarie. Otto sbarchi in due settimane. 250 le persone arrivate sulle coste dell’isola. 5000 in 28 giorni. Cifre importanti che parlano di vite umane, di storie, di difficoltà.

Una condizione simile riporta indietro nel tempo, al 2011, quando, in quel caso, venne dichiarato lo stato di emergenza. Il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, chiede aiuto al governo Conte, ritenendo necessario dichiarare il medesimo stato di emergenza di nove anni fa. Martello invoca, assieme al sostengo del Presidente della Regione, Nello Musmeci, il bisogno immediato di trasferire parte dei migranti. Inoltre, ha fatto sapere che i prossimi che arriveranno <<dovranno stare sul molo Favaloro>>, senza possibilità che entrino nel centro.

Una situazione delicata, vissuta a nervi tesi non solo dal sindaco lampedusano ma anche dal direttore dell’hotspot, Gian Lorenzo Marinese, che nonostante tutte le problematiche del caso ringrazia l’intero personale coinvolto nella gestione dei flussi migratori in queste settimane. La Prefettura di Agrigento ha così varato dei nuovi piani di trasferimento. Dovrebbero essere 170 i migranti che lasceranno l’hotspot di Lampedusa per raggiungere il centro di Porto Empedocle. Un secondo piano, ancora in fase di ipotesi, è quello di alleggerire ulteriormente il carico del centro lampedusano, trasferendo parte dei migranti verso Pozzallo. Scelta, quest’ultima, che non convince per niente il sindaco del piccolo comune siciliano, Roberto Ammatuna, il quale afferma che la struttura presente in città sia già colma.

Ma c’è un altro fattore che contribuisce ad aumentare la tensione: l’emergenza sanitaria da covid-19. I migranti fatti sbarcare a Lampedusa vivono in condizioni critiche, in spazi sovraffollati e senza alcun tipo di protezione. Nessuno indossa la mascherina e il rischio che si crei un nuovo focolaio non è certo da escludere. Fin ora chi è risultato positivo è stato fatto evacuare dal centro e trasferito in meno di 24 ore, ma il clima di allerta rimane sempre all’ordine del giorno.

L’hotspot di Lampedusa continua così a farsi carico di numerose vite. La disponibilità in termini di spazi è al termine. Un centro di prima accoglienza, come questo, dovrebbe avere il solo compito di identificare i migranti appena sbarcati sul suolo italiano. Un’operazione che dovrebbe prevedere una permanenza di 24-48 ore, si trasforma in un lungo processo che costringe innumerevoli persone a sostare nell’hotspot per settimane o addirittura mesi prima di permettere loro di conoscere la prossima destinazione.

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