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Ancona, ricoverato il primo paziente oncologico fuggito dall’Ucraina

E’ un giovane di 30 anni il primo paziente oncologico ricoverato all’Ospedale Riuniti di Ancona. L’uomo ha ringraziato commosso il personale sanitario

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ANCONA – Nelle ore più buie della guerra, la solidarietà prende forma e acquista il volto di un 30enne, originario della Moldavia, affetto da una grave patologia e ricoverato, primo in regione, presso la clinica oncologica dell’ospedale Riuniti di Ancona. Il giovane, esentato dalle armi in quanto paziente oncologico, è riuscito a fuggire dalla città di Kiev per cercare un luogo sicuro in cui poter continuare le sue cure, radioterapia e chemioterapia, ed ha trovato Ancona.

Un percorso di cura interrotto improvvisamente all’ospedale di Kiev sotto i colpi di arma da fuoco e dell’esplosioni che stanno devastando il paese: «Accogliamo una delle prime persone costrette a fuggire dalla guerra in Ucraina – ha detto l’assessore alla sanità Filippo Saltamartini – il ragazzo mi ha raccontato di un viaggio estenuante e di aver attraversato Romania e Austria prima di giungere nel nostro Paese. E’ terrorizzato dalla guerra e dai bombardamenti, ma vuole continuare le cure per sua moglie e la figlioletta di 5 anni rimaste a Kiev. La nostra solidarietà – ha chiarito l’assessore – non si fermerà di certo qui».

Parole a cui hanno fatto eco quelle di Michele Capirossi, direttore generale dell’ospedale Riuniti di Ancona e coordinatore regionale della FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie Ospedaliere): «La FIASO ha già allestito una rete di solidarietà per trasporto cura e assistenza sanitaria verso le persone in fuga dalla guerra. L’ospedale di Ancona partecipa a questo sforzo collettivo nell’ambito delle iniziative coordinate dalla Regione Marche», ha spiegato Capirossi.

Il giovane paziente oncologico, stando al racconto dello stesso assessore Saltamartini, ha lasciato Kiev ed è giunto ad Ancona su consiglio dello zio per inseguire un nome, anzi un cognome, quello della dottoressa Berardi (la direttrice della clinica oncologica dell’ospedale anconetano), unica parola italiana conosciuta: «da sempre ci prendiamo cura di tutti, specie di chi ha più bisogno – ha chiarito la stessa Rossana Berardi – i pazienti oncologici non posso interrompere le cure per nessun motivo e noi dobbiamo assumerci la responsabilità di lottare per la vita. Già questa mattina il giovane è stato sottoposto ad un trattamento di radioterapia. Era stanco ma visibilmente commosso, ci ha ringraziato con le lacrime agli occhi», ha raccontato la Berardi.

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