Pescara

Esecuzione a Pescara, si segue la pista della mafia pugliese: affari e soldi i possibili moventi

Pubblicato

il

Albi e Cavallito stavano aspettando qualcuno, probabilmente per discutere di affari, ma potrebbero essere finiti in un affare più grosso di loro. Questa al momento l’ipotesi investigativa più battuta. Gli inquirenti nel frattempo scavano nel passato di Cavallito e nei suoi legami con la criminalità organizzata pugliese.

Chi stavano aspettando Albi e Cavallito? E di cosa dovevano discutere? Queste le domande che gli inquirenti vorrebbero porgere a Cavallito, piantonato notte e giorno all’ospedale di Pescara dove si trova ricoverato presso il reparto di rianimazione, in merito all’esecuzione in cui si è ritrovato coinvolto e alla quale è scampato, seppur rimanendo ferito in codnizioni gravissime. Se si svegliasse potrebbe fornire le risposte che mancano e imprimere la svolta ad un’indagine, che comunque si è incardinata su due binari precisi: soldi e criminalità organizzata.

Che si sia trattato di un’esecuzione premeditata da un killer professionista, non ci sono più dubbi. In un nuovo filmato spuntato nei giorni scorsi, si vedrebbe l’omicida fare un giro di ricognizione poco prima della sparatoria per accertarsi dell’esatta ubicazione dei due bersagli e anche controllare che tutto sia a posto nella sua arma. Il fatto che si sia preoccupato di raccogliere i telefoni delle vittime rientrerebbe in una strategia di sabotaggio e depistaggio delle indagini, per non far sapere agli investigatori i contatti telefonici avuti da Albi e Cavallito. Informazioni che comunque sdaranno presto a disposizione degli inquirenti.

Che nel frattempo piantonano l’unico sopravvissuto all’attentato. Polziotti, carabinieri e finanzieri si danno cambio senza sosta e non lo perdono di vista. Un po’ perché non vedono l’ora di interrogarlo, un po’ perché, non solo a livello sanitario, è ancora in pericolo. qualcuno potrebbe cercare di completare il lavoro. Per questo a intervalli regolari una pattuglia fa il giro dell’ospedale per accertarsi che sia tutto in regola.

L’ipotesi che coinvolge la mafia pugliese è emersa dai precedenti di Cavallito, che nel 2012 fu fermato insieme ai membri di una banda di Cerignola, mentre trasportava 200 panetti di hashish. E adesso chi indaga si chiede se non abbia intrattenuto qualche rapporto con gli ambienti della criminalità organizzata pugliese e magari, se qualche affare con loro non abbia causato l’esecuzione avvenuta a Pescara.

Fatto ormai noto, le mafie utilizzano i proventi dei traffici di stupefacenti, per investire in attività commerciali con cui pulire il denaro sporco. Attività come l‘hotel che Albi e Cavallito avevano in programma di aprire sul porto turistico di Pescara. Che l’ex calciatore e l’architetto avessero questo progetto, l’ha detto il padre dell’uomo in fin di vita. Un progetto ambizioso, ma di difficile attuazione senza i dovuti contatti e i fondi necessari. Due elementi che pare non fossero nelle disponibilità dei due. Quindi ora gli investigatori si chiedono se non stessero aspettando proprio chi avrebbe potuto fornirglieli e che qualcosa sia andato storto, o se non abbiano pestato i piedi a qualche pesce più grosso di loro, in un affare più grosso di loro. Le indagini proseguono dunque seguendo queste due direttrici: soldi e mafie.

Più letti

Exit mobile version