Teramo

Maxiprocesso per ‘ndrangheta: tra i condannati l’ex comandante provinciale dei Carabinieri di Teramo

Duemila e duecento anni di carcere per i 322 imputati dell’inchiesta sulle ramificazioni delle cosche vibonesi.

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Immagine d'archivio, Nicola Gratteri al Fla di Pescara.

Ieri sono state lette le sentenze del maxiprocesso istruito dall’ex procuratore di Reggio Calabria Nicoa Gratteri, ora a Napoli. Tra le condanne eccellenti, l’ex senatore azzurro Giancarlo Pittelli, 11 anni per concorso esterno. Nel più grande processo anti ‘ndrangheta mai celebrato in Calabria, è stato condannato anche l’ex comandante provinciale dei Carabinieri di Teramo.

TERAMO – Nell’aula bunker di Lamezia terme dove ieri è stata data lettura delle sentenze del maxi processo anti ‘ndrangheta Rinascita Scott, è stato pronunciato anche il nome di Giorgio Naselli, ex comandante provinciale dei Carabinieri di Teramo, condannato a due anni e sei mesi per rivelazione del segreto d’ufficio. La pubblica accusa aveva chiesto 8 anni.

Il maxiprocesso Rianscita Scott è il più grande processo anti ‘ndrangheta mai celebrato in Calabria ed è stato istruito da Nicola Gratteri, precedentemente procuratore capo a Reggio Calabria, ora a Napoli. Gli inquirenti hanno indagato sulle ramificazioni ‘ndranghetiste ed i rapporti con il sistema politico di riferimento, in particolare per quanto riguarda le cosche vibonesi, con un occhio di riguardo per la coscaa Mancuso. Nel 2019 in seguito ad un blitz, finirono in manette più di trecento persone.

Dopo tre anni di dibattimento ed oltre un mese di camera di consiglio, il Tribunale di Vibo Valentia ieri nell’aula bunker costruita apposta a Lamezia Terme in provincia di Catanzaro ha dato lettura delle sentenze nei confronti dei 322 imputati: complessivamente sono state infltte pene per duemila e duecento anni di carcere. Ci sono volute più di due ore per leggere tutte le sentenze.

Il nome più eclatante è quello di Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia, condannato ad 11 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. L’accusa, secondo la quale l’amicizia con Luigi Mancuso, ritenuto a capo dell’omonima cosca, non era del tutto disinteressata, avave a chiesto 17 anni. «Lascio commentare agli sciacalli» si è limitato a dire l’ex azzurro. L’assoluzione clamorosa invece è quella di Gianluca Callipo, ex sindaco di Pizzo, per il quale la pubblica accusa aveva chiesto 18 anni.

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