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L'Aquila

L’attacco hacker subito dall’Asl di L’Aquila è uno dei più gravi mai verificatisi in Italia

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attacco hacker asl aquila

Ieri vertice in Prefettura con il presidente di Regione Abruzzo Marco Marsilio sull’attacco hacker che la Asl1 Avezzano, Sulmona, L’Aquila ha subito lo scorso 3 maggio. E sulle polemiche relative alla mancata comunicazione, la Regione tira dritto: il riserbo era necessario.

L’AQUILA – Più di 400 giga di dati sensibili, più che sensibili sarebbe il caso di dire, in mano agli hacker della cybergang Monti. L’attacco ransomware che la Asl1 Avezzano, Sulmona, L’Aquila ha subito dal gruppo hacker, rappresenta una delle più gravi violazioni informatiche mai registrate nel nostro Paese. Cartelle cliniche, dati anagrafici, informazioni su orientamento sessuale e religione, ma anche procedure sanitarie elenchi di strumentazioni sono finiti in mano ai pirati cibernetici. Si tratta di dati sensibili, quanto appetibili: le strutture sanitarie habnno infatti accesso ad una mole di informazioni che altri non hanno. Tutto materiale preziosissimo per creare inserzioni personalizzate sul web. Quindi merce di valore facilmente vendibile sul web. Ieri, venerdì 19 maggio, per fare il punto della situazione, il presidente di Regione Marco Marsilio ha incontrato il Procuratore dell’Aquila Michele Renzo.

Durante l’incontro, è stata ribadita l’opportunità di mantenere la linea del riserbo sui contenuti tecnici dell’attacco e delle relative indagini, nonché sull’attività di ripristino in corso da parte dell’azienda sanitaria, che continuerà a fornire quotidiani aggiornamenti per dare le informazioni di servizio utili all’utenza. Eppure Regione ed Enti coinvolti non sono esenti da critiche relative a reticenza e mancata comunicazione.

In un primo momento infatti in Regione si è cercato di ridimensionare, in più occasioni, la portata dell’attacco hacker subito dalla sanità abruzzese, che invece è stata ben illustrata da DRM, Dashboard Ransomware Monitor, e dal sito Cybersecurity 360. Alla fine, anche la Regione ha dovuto ammettere l’attacco che il 3 maggio ha di fatto interrotto il sistema sanitario.

Fino all’11 maggio è stato impossibile prenotare prestazioni sanitarie presso gli sportelli CUP, o tramite call center ed on-line. Il 14 sono riprese alcune visite specialistiche, fino a quel momento impossibili da effettuare.

L’attacco è stato rivendicato dal gruppo Monti lo scorso 3 maggio. Nei giorni successivi sono arrivate le prime minacce di pubblicazione dei dati sensibili e per dimostrare la fondatezza di questa minaccia, qualche dato è stato pubblicato per davvero. Si tratta di una mole di dati risibile rispetto a quella che la cybergang afferma di aver in possesso, ma abbastanza per far venire i sudori freddi ai responsabili della sicurezza informatica. Il 17 maggio, è stato pubblicato l’elenco degli archivi .rar trafugati. Qualcuno ha ipotizzato che insieme a questi, sia stata recapitata anche una richiesta di riscatto. La Regione smentisce e comunque ribadisce la linea: non si tratta coi terroristi informatici.

L’attacco subito dalla sanità abruzzese non rappresenta un unicum. Nel 2021 qualcosa di simile capitò nel Lazio, poi all’ASP di Messina e negli ospedali San Giovanni, Fatebenefratelli-Sacco e Macedonio Melloni di Milano. Ma perché gli hacker si accaniscono su ospedali e rete sanitaria? Perchè qui sono custoditi dati sensibili che altre istituzioni ed enti non hanno. E che sono oltretutto più vulnerabili di altri. Da più parti infatti, tecnici ed esperti di settore hanno espresso l’esigenza di aumentare il volume degli investimenti in cyber sicurezza e gli sforzi per prevenire attacchi simili a quelli subiti dall’Asl aquilana.

L'Aquila

Non si placano le polemiche sulla caccia al cervo in Abruzzo: delibera per abbattere 469 capi nell’aquilano

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caccia al cervo in abruzzo

La Giunta Regionale ha autorizzato l’abbattimento di 469 cervi in due aree dell’aquilano, a causa dei danni provocati alla colture dagli animali. Una petizione online del Wwf per chiedere lo stop ha già raccolto 60 mila firme.

L’AQUILA – Si apre la caccia al cervo in Abruzzo dopo la delibera di Giunta dello scorso 8 agosto che autorizza l’abbattimento di 469 animali in due aree dell’aquilano. L’obiettivo è quello di regolare la crescita indiscriminata degli erbivori che sta mettendo a dura prova campi e coltivazioni nell’area. Ovviamente però, la decisione ha scatenato le proteste degli animalisti, che vorrebbero bloccarla.

Il Wwf ha già lanciato una petizione online che ha in poche ore raccolto già più di 60 mila firme: «Consideriamo questa misura una delega eccessiva della gestione di una specie, simbolo della regione, ai cacciatori. Il numero degli esemplari presenti, non giustifica una tale strage».

Ma la Regione non sembra intenzionata a far marcia indietro: «L’abbattimento dei cervi è una dolorosa necessità, per ripristinare l’equilibrio ambientale. Dovunque si cacciano questi animali, di tutte le età, anche in regioni rosse. Questo piano si è reso necessario perché la popolazione dei cervi è raddoppiata» ha spiegato il presidente della Regione Marco Marsilio.

Per la caccia al cervo in Abruzzo sono previste differenti fasce di prezzo, con tariffe calcolate sull’età dei mammiferi da abbattere: 50 per un cucciolo, 100 per una femmina, 150 per un giovane maschio, 250 per un maschio adulto. Questi i prezzi per icacciatori abruzzesi. Per chi viene da fuori regione i costi lievitano e possono raggiungere i 600 euro.

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L'Aquila

Sesso nel parco, sotto la tovaglia da pic-nic: denunciati due giovani a Sulmona

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112 cc carabinieri norm

Due ragazzi sono stati interrotti mentre facevano sesso in un parco di Sulmona dai Carabinieri, chiamati dai passanti sbigottiti.

L’AQUILA – I Carabinieri hanno interrotto le loro effusioni intime, che tanto intime non erano: un ragazzo di 24 anni ed una ragazza di 20 anni sono stati denunciati per atti osceni in luogo pubblico, a Sulmona, dopo essere stati sorpresi a fare sesso in un parco, intorno alle 19:00.

Si trovano vicino ad un’area frequentata da famiglie e bambini e sono stati proprio i passanti, sbigottiti, a chiamare il 112. I due ragazzi avevano cercato riparo da occhi indiscreti sotto ad una tovaglia da pic-nic.

I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile sono intervenuti sul posto, hanno interrotto l’impeto d’amore ed hanno invitato i due a ricomporsi. Per entrambi è scattata dunque la denuncia. Rischiano una condanna da sei mesi a quattro anni e sei mesi di reclusione, senza la possibilità di ricorrere a riti alternativi come la messa alla prova, in caso di conferma dell’aggravante.

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L'Aquila

Bussi sul Tirino, la GdF mette i sigilli ad una società del popolo chimico

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chiuso un impianto del polo chimico a bussi sul tirino roan gdf

La società è accusata di aver inquinato il terreno circostante e le falde acquifere con sversamenti di sostanze non controllati. Era già monitorata ed aveva ricevuto diversi solleciti a risolvere le inadempienze. L’inquinamento in atto in questi giorni è stato segnalato dalla società stessa.

L’AQUILA – I militari del Reparto Operativo Aereonavale della Guardia di Finanza, su disposizione del Gip di Pescara, hanno chiuso un impianto industriale del polo chimico operante all’interno del Sito di Interesse Nazionale di Bussi sul Tirino.

Le fiamme gialle hanno eseguito il sequestro preventivo dello stabilimento, a causa dell’inquinamento prodotto dal 2015 ad oggi. Nonostante diverse sollecitazioni da parte degli Enti preposti, che stavano monitorando l’impianto, la società non ha fatto quanto in suo potere per evitare lo sversamento di sostanze altamente inquinanti e pericolose per la salute pubblica ed i finanzieri hanno messo i sigilli alla struttura.

Due persone risultano indagate per la compromissione e per il deterioramento nei terreni e nelle falde acquifere circostanti. L’inquinamento in atto è stato segnalato dalla società stessa, ma il Roan ha dimostrato, attraverso campionamenti ed analisi, la prolungata inadempienza rispetto all’adozione di misure specifiche finalizzate al contenimento del fenomeno e l’impianto di Bussi sul tirino è stato chiuso.

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