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L'Aquila

Litiga con i parenti e brucia l’azienda di famiglia: arrestato trentenne

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incendio villa san sebastiano tagliacozzo azienda agricola di famiglia

Domenica sera nella frazione Villa San Sebastiano di Tagliacozzo, un incendio ha devastato un’azienda agricola. Ad appiccare le fiamme, sarebbe stato un ragazzo di 30 anni, parente dei titolari, al culmine di una lite.

L’AQUILA – Prima il litigio, poi le minacce, infine le fiamme. E’ degenerata in fretta la lite in famiglia avvenuta a Villa San Sebastiano, frazione di Tagliacozzo, domenica 15 ottobre, dove un uomo di 30 anni, dopo aver minacciato di bruciare l’azienda agricola di famiglia, è passato ai fatti ed ha appiccato un incendio in un fienile in cui si trovavano molti bovini e diverse balle di fieno.

Le fiamme si sono propagate in fretta e il capannone è andato distrutto. Quasi certamente sarà necessario abbattere la struttura. Le fiamme hanno inghiottito e divorato un’auto e due costosi trattori. Oltre a questo i danni sono ingenti. Le fiamme, ben visibili, hanno innescato una corsa di solidarietà: diversi residenti si sono precipitati sul posto per dare una mano a salvare il salvabile. Qualcuno ha preparato bevande calde per tutta la notte, qualcuno ha portato la colazione, qualcuno altre balle di fieno per il sostentamento degli animali. E’ anche stata avviata una raccolta fondi via social per permettere alla famiglia messa a dura prova dall’incendio di risollevarsi. Video e foto del rogo hanno fatto scalpore sul web.

Le fiamme sono state domate dai Vigili del fuoco di L’Aquila ed Avezzano. L’intervento si è rivelato complicato e c’è voluto molto per circoscrivere il rogo e spegnere l’incendio. Il presunto responsabile è stato fermato la sera stessa, poco dopo che il fuoco ha iniziato a propagarsi, da una pattuglia dei Carabinieri che si trovava nella zona. Trasferito in carcere ad Avezzano, è in attesa dell’udienza di convalida.

L'Aquila

Non si placano le polemiche sulla caccia al cervo in Abruzzo: delibera per abbattere 469 capi nell’aquilano

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caccia al cervo in abruzzo

La Giunta Regionale ha autorizzato l’abbattimento di 469 cervi in due aree dell’aquilano, a causa dei danni provocati alla colture dagli animali. Una petizione online del Wwf per chiedere lo stop ha già raccolto 60 mila firme.

L’AQUILA – Si apre la caccia al cervo in Abruzzo dopo la delibera di Giunta dello scorso 8 agosto che autorizza l’abbattimento di 469 animali in due aree dell’aquilano. L’obiettivo è quello di regolare la crescita indiscriminata degli erbivori che sta mettendo a dura prova campi e coltivazioni nell’area. Ovviamente però, la decisione ha scatenato le proteste degli animalisti, che vorrebbero bloccarla.

Il Wwf ha già lanciato una petizione online che ha in poche ore raccolto già più di 60 mila firme: «Consideriamo questa misura una delega eccessiva della gestione di una specie, simbolo della regione, ai cacciatori. Il numero degli esemplari presenti, non giustifica una tale strage».

Ma la Regione non sembra intenzionata a far marcia indietro: «L’abbattimento dei cervi è una dolorosa necessità, per ripristinare l’equilibrio ambientale. Dovunque si cacciano questi animali, di tutte le età, anche in regioni rosse. Questo piano si è reso necessario perché la popolazione dei cervi è raddoppiata» ha spiegato il presidente della Regione Marco Marsilio.

Per la caccia al cervo in Abruzzo sono previste differenti fasce di prezzo, con tariffe calcolate sull’età dei mammiferi da abbattere: 50 per un cucciolo, 100 per una femmina, 150 per un giovane maschio, 250 per un maschio adulto. Questi i prezzi per icacciatori abruzzesi. Per chi viene da fuori regione i costi lievitano e possono raggiungere i 600 euro.

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L'Aquila

Sesso nel parco, sotto la tovaglia da pic-nic: denunciati due giovani a Sulmona

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112 cc carabinieri norm

Due ragazzi sono stati interrotti mentre facevano sesso in un parco di Sulmona dai Carabinieri, chiamati dai passanti sbigottiti.

L’AQUILA – I Carabinieri hanno interrotto le loro effusioni intime, che tanto intime non erano: un ragazzo di 24 anni ed una ragazza di 20 anni sono stati denunciati per atti osceni in luogo pubblico, a Sulmona, dopo essere stati sorpresi a fare sesso in un parco, intorno alle 19:00.

Si trovano vicino ad un’area frequentata da famiglie e bambini e sono stati proprio i passanti, sbigottiti, a chiamare il 112. I due ragazzi avevano cercato riparo da occhi indiscreti sotto ad una tovaglia da pic-nic.

I carabinieri del nucleo operativo e radiomobile sono intervenuti sul posto, hanno interrotto l’impeto d’amore ed hanno invitato i due a ricomporsi. Per entrambi è scattata dunque la denuncia. Rischiano una condanna da sei mesi a quattro anni e sei mesi di reclusione, senza la possibilità di ricorrere a riti alternativi come la messa alla prova, in caso di conferma dell’aggravante.

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L'Aquila

Bussi sul Tirino, la GdF mette i sigilli ad una società del popolo chimico

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chiuso un impianto del polo chimico a bussi sul tirino roan gdf

La società è accusata di aver inquinato il terreno circostante e le falde acquifere con sversamenti di sostanze non controllati. Era già monitorata ed aveva ricevuto diversi solleciti a risolvere le inadempienze. L’inquinamento in atto in questi giorni è stato segnalato dalla società stessa.

L’AQUILA – I militari del Reparto Operativo Aereonavale della Guardia di Finanza, su disposizione del Gip di Pescara, hanno chiuso un impianto industriale del polo chimico operante all’interno del Sito di Interesse Nazionale di Bussi sul Tirino.

Le fiamme gialle hanno eseguito il sequestro preventivo dello stabilimento, a causa dell’inquinamento prodotto dal 2015 ad oggi. Nonostante diverse sollecitazioni da parte degli Enti preposti, che stavano monitorando l’impianto, la società non ha fatto quanto in suo potere per evitare lo sversamento di sostanze altamente inquinanti e pericolose per la salute pubblica ed i finanzieri hanno messo i sigilli alla struttura.

Due persone risultano indagate per la compromissione e per il deterioramento nei terreni e nelle falde acquifere circostanti. L’inquinamento in atto è stato segnalato dalla società stessa, ma il Roan ha dimostrato, attraverso campionamenti ed analisi, la prolungata inadempienza rispetto all’adozione di misure specifiche finalizzate al contenimento del fenomeno e l’impianto di Bussi sul tirino è stato chiuso.

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