Verrà presentato questa sera a Martinsicuro “Rime Sbauttite”, il secondo libro dato alle stampe dall’autore martinsicurese Gino Bucci, divenuto celebre sui social come l’Abruzzese Fuori Sede. E siccome collabora con questo giornale l’abbiamo costretto a riproporre un genere editoriale già divenuto di culto: l’autointervista.
TERAMO – Da oltre 10 anni racconta e descrive – a suo modo (anche sovente discutibile) l’Abruzzo. Due anni fa il noto divulgatore è passato dal virtuale al reale proponendo un libro dal titolo emblematico: ”Rime Toscibili”. Il 6 luglio 2024 uscirà il secondo libro di Gino Bucci noto come “L’abruzzese fuori sede”, “Rime Sbauttite” (edito da “Ricerche & Redazioni”), che verrà presentato in anteprima a Martinsicuro questa sera, venerdì 5 luglio.
L’appuntamento è per le ore 21 a Martinsicuro, presso il lido “La Rosa Blu”, dove l’autore dialogherà con Marta Viola. Il giorno seguente, sabato 6 luglio, la presentazione ufficiale del volume a Teramo, che sarà ospitata negli accoglienti spazi della corte interna della Biblioteca Dèlfico, straordinario giacimento di cultura aprutina, con inizio sempre alle ore 21: dialogherà con l’autore Domenico Di Felice.
Ciao Gino, innanzitutto, come va?
‘Nzomme.
Parlaci di questo secondo libro dell’Abruzzese Fuori Sede.
E’ un libro molto più bello e maturo del primo. Roba che se ti è piaciuto “Rime Toscibili” questo ti fa proprio squacquarrellare.
Di cosa parla?
Di Abruzzo.
E’ vero che ha citato tutti i comuni abruzzesi nel nuovo libro?
Sì. Durante il tour del primo libro (che ha toccato oltre 150 comuni abruzzesi NdR), in alcuni paesi non citati, molta gente si era risentita per le mancanze. Ho dunque deciso di chiudere il nuovo lavoro citando tutti e 305 i comuni d’Abruzzo in un lungo e doloroso inno di ottonari: così nessuno potrà più arrabbiarsi.
Con cosa hai fatto rimare Carunchio?
L’isola di Zunchio.
E Torino Di Sangro?
Non te lo dico.
Il tuo lavoro in questi anni ti ha portato a girare tutta la regione. Qual è il tuo paese preferito?
Ne ho cinque, di grazie. Martinsicuro, Aielli, Guardiagrele, Inciampa la Notte e Villalfonsina.
Non voglio chiederti il perché di queste scelte.
Ok.
Hai intenzione di presentare “Rime Sbauttite” con la costanza dell’altro libro?
Non proprio, quest’anno devo lavorare di più nel mio altro lavoro (gestore della comunicazione per enti, eventi ed eventuali, social media manager, copywriter NdR) per alcuni eventi come l’ottava edizione di Borgo Universo ad Aielli e la 54esima edizione della Mostra dell’Artigianato artistico di Guardiagrele nonché per il ristorante Mar…
Ma scusa ti stai pubblicizzando? Non puoi sfruttare i nostri spazi così!
Non di solo scrocco vive l’uomo, caro amico, sebbene…
Torniamo al libro. Perché queste rime sono “sbauttite”?
Perché ebbero modo di esserlo.
Dai su.
Perché mi piaceva la parola. Inoltre perché il libro parla – molto più dell’altro – dei paesi abruzzesi. La mia prima sensazione, in molti dei paesi visitati, è stata di sbauttimento. Ecco perché “Rime Sbauttite”.
Tutte le poesie sono in metrica?
Si capisce.
Per quale motivo?
Perché dopo Guido Gozzano la poesia è morta.
Mi sembra una pazzità.
Lascia fare.
Ci sono anche dei testi in prosa nel volume. Cosa vogliono significare gli “Intermezzi pessibili”?
Sono dei brevi racconti i quali potrebbero pure essere (po’ esse, poessibili). Piccole leggende in merito ad alcuni argomenti a me cari: Messer Raimondo, lu porche che ‘n arevè e Inciampa la Notte.
Pericle Pazzini?
Rispetto.
La prefazione di Domenico Di Felice?
Siamo passati da Remo Rapino e Donatella Di Pietrantonio (presenti nel primo libro con degli scritti inediti) a lui. Purtroppo, questo è. Scherzo, personcina a modo Domenico, pure geniale a piccole dosi
La copertina?
L’autrice è Stefania Di Claudio da Castelli. Per me è bellissima (la copertina dico, Stefania pure è una bella donna, nonché una grande artista, ci mancherebbe).
Il libro parla anche di cose serie…
Non ho mai approfondito molto la differenza fra il serio e il faceto. Per me tutto può essere serio e tutto può essere faceto. Sicuramente nel libro ho provato anche a raccontare delle storie riducendo al minimo l’ironia. Mi riferisco in particolare a due straordinarie figure di donne abruzzesi: Sabina Santilli e Lola Di Stefano.
Il dialetto?
La solita misticanza che ebbi già modo di sperimentare nel primo libro. La koiné decantato dal caro Remo Rapino e già tentata da altri illustri scrittori abruzzesi (Modesto Della Porta, Alfredo Luciani…). Credo che questa volta tutto suoni meglio. Almeno, per me stavolta suona meglio.
Prima di concludere, torniamo all’inizio. La prima sezione del libro si intitola “Rime del lasciamento”. Di cosa si tratta?
“Vulesse ì a la Spagne,
a lu Venezuele…
Avaste Villamagne,
avaste Guardiagrele”.
Vuoi aggiungere altro?
No.
Proprio niente niente?
Ringrazio tutti coloro che mi seguono e sostengono sempre caramente. Ci vediamo in giro per l’Abruzzo.
Stapposte
Stapposte.